Nel libro “La compassione e
la purezza”* vengono riportate le conversazioni tra il giornalista
scrittore Jean-Claude Carrière e il Dalai Lama. Ad un certo punto il
dialogo si sofferma sul tema della compassione e sua santità (come viene
spesso chiamato) dice: “La compassione. Questo sentimento logico che
troviamo in noi se cerchiamo in profondità. E che deve esercitarsi nei
confronti di ogni altra vita che non sia la nostra. Anche se talvolta ci
sembra difficile. Così, in questo momento, mi sforzo di provare
compassione per coloro che sono chiamati miei nemici, per i cinesi che
hanno invaso il Tibet. Le azioni che hanno commesso, e che continuano a
commettere, contribuiscono a formare in loro un cattivo karma, di cui
riceveranno un giorno o l'altro il castigo.”
Poi
dopo qualche pagina il giornalista gli chiede: “A proposito del Tibet,
lei non ha ricordato, in parecchi suoi libri, un karma collettivo?”
“Questo
fa intimamente parte del nostro insegnamento classico. Quel che vale
per un individuo – che sentirà in una delle sue esistenze gli effetti,
favorevoli o no, del proprio karma – vale per i gruppi, per una famiglia
ad esempio, e anche per una nazione, per un popolo.”
“Il Tibet aveva dunque qualcosa da “pagare”? Questa punizione era inevitabile?”
“È
possibile chiederselo. Da molto tempo il Tibet si è tagliato fuori dal
mondo, ha rifiutato ogni cambiamento, ogni influsso. Ha voluto credere
di essere il solo a possedere la verità, e di poter vivere
nell'isolamento.”
“Ma il mondo si è fatto ricordare da lui.”
“Molto
duramente. E ci domandiamo in effetti se il nostro karma collettivo non
ci abbia portati a questo scontro, rivelatosi un disastro.”
“Si tratterebbe di una forma sottile di responsabilità collettiva?”
“Forse.”
“Oggi lo crede ancora?”
“Come
sempre, nel Buhddismo, bisogna distinguere le cause e le condizioni. Le
cause principali dell'aggressione, di tante disgrazie e sofferenze,
sono da ricercarsi nelle vite anteriori e non necessariamente nei
tibetani.”
“Presso altri popoli.”
“Forse anche in
altre stelle, altre galassie. Tutto è unito al tutto. Nessun evento può
essere considerato come isolato, senza rapporto con gli altri. Ne
abbiamo già parlato. Altri esseri sensibili e responsabili, grazie al
loro comportamento, hanno potuto creare un karma negativo il cui effetto
si è fatto sentire in quel momento. Questa catena illimitata di cause
ed effetti è quasi impossibile da chiarire, ma esiste. Tutti i nostri
atti hanno un peso. Questo peso si farà sentire, un giorno o l'altro,
qui o la, individualmente o collettivamente. A maggior ragione
rispettiamo la via del Dharma.”
Ora, non so se
il Dalai Lama, come si dice dalle mie parti, ci è o ci fà, nel senso che
essendo anche il capo politico del Tibet, cerca magari di evitare di
colpevolizzare il suo popolo con argomentazioni teologiche che in
qualche modo giustificherebbero l'invasione cinese, oppure se
“ingenuamente” sta usando due diversi metri di misura per cinesi e
tibetani. Infatti, mentre per i suoi nemici usa una logica
conseguenziale molto chiara e semplice: azioni cattive = karma negativo
nelle prossime vite dei cinesi, per i tibetani la logica, dopo uno
stucchevole tergiversare, si concretizza in: Karma negativo in questa
vita = eventuali responsabilità in vite precedenti di non si sa bene
chi, addebitabili addirittura ad eventuali altre galassie o stelle! E
poi, tanto per completare il quadro della relatività esoterica alla
“come mi conviene”, ci ricorda che tutto è uno, che siamo tutti
connessi, e che è comunque quasi impossibile stabilire con precisione i
rapporti di causa effetto (a parte quando si tratta dei cinesi!)
Se
anche sua santità casca nella tentazione di manipolare i rapporti di
causa effetto per sostenere la propria causa, come possiamo noi pensare
di esservi immuni? La prossima volta che vi affiderete a dimensioni
tanto intangibili quanto ipotetiche (karma, vite precedenti,
congiunzioni astrali...) per cercare di spiegare le incongruenze della
vostra vita, ricordatevi del Dalai Lama e del suo Karma alla “come mi
conviene.”
* Collana: i classici dello spitrito, 1997 R.C.S. Rizzoli & Grandi opere S.p.A. Milano, Pag. 121, 159, 160.
Trovi l'intero articolo sulla rivista Oltre confine num. 11 pubblicata da Spazio interiore